mercoledì 3 giugno 2009

Riflessioni sullo stato di disagio dei ricercatori dell’INAF

162 astrofisici dell'INAF hanno mandato in data odierna una lettera al Presidente, al CDA, e p.c. al CS dell'INAF sul tema: Riflessioni sullo stato di disagio dei ricercatori dell’INAF.
La lettera propone alcune riflessioni sui seguenti argomenti:

  • Anomalia nella legge costitutiva dell’INAF che prevede un organico composto da due tipologie di personale (famose tab. 1 e tab. 2)
    Il DL 138/2003 stabilisce che l’organico e il personale dell’INAF sono unici, con uguali mansioni. Allo stesso tempo, divide organico e personale per tipologie (tabelle 1 e 2 del DL 138). Compito dell’Ente dovrebbe essere quello di proporre soluzioni che, nelle more delle leggi vigenti, equiparino al meglio le condizioni delle due tipologie di personale di ricerca. La differenza più macroscopica è che gli Astronomi posseggono una figura giuridica, cioè il loro ruolo è definito dal D.P.R. 382/1980 e dal successivo D.P.R. 163/1982, mentre il ruolo dei ricercatori degli istituti ex-CNR è definito da un Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL). I nostri sforzi dovrebbero essere diretti tanto ad ottenere che tutti i ricercatori dell’INAF possano acquisire una figura giuridica e un ruolo definito da una legge - al pari degli altri settori strategici della nostra società – quanto a raggiungere un eguale e migliore trattamento economico, e le migliori condizioni di lavoro possibili (ad esempio sulle trattenute stipendiali per malattia, recuperi, transitabilità verso l’Università e viceversa, trattamento pensionistico, assicurazione sanitaria etc.). Magari non tutto e subito ma almeno un passo in questa direzione sarebbe molto importante. Notiamo, invece, che la richiesta pressante ai ricercatori astronomi di optare per il CCNL va in senso opposto. Per di più, questo avviene a ridosso di un'imminente riforma dell'Ente (come da Legge 165/2007 e successiva proroga al 31 dicembre 2009), che, per un ente compatto, dovrebbe essere una occasione per contrattare l'estensione dello stato giuridico a tutti i ricercatori dell'Ente.
    A tale proposito vorremmo ricordare che INAF ha sottoscritto la Carta Europea dei Ricercatori, impegnandosi formalmente ad adottarne i principi e le misure previste ed adeguandovi le proprie norme statutarie ed i conseguenti regolamenti esecutivi. In particolare, il documento recita: "Gli stati membri dovrebbero sforzarsi di offrire ai ricercatori dei sistemi di sviluppo di carriera sostenibili in tutte le fasi della carriera, indipendentemente della loro situazione contrattuale e dal percorso professionale scelto, e impegnarsi affinché i ricercatori vengano trattati come professionisti e considerati parte integrante delle istituzioni in cui lavorano".

  • Discriminazione nell’avanzamento di ruolo per forzare la transizione dei ricercatori astronomi al comparto EPR.
    È evidente che il ruolo di ricercatore e le condizioni economiche e di lavoro descritte nel CCNL sono in complesso peggiori di quelle degli astronomi. Per questo motivo l’ interpretazione, evidenziata nel punto 5) della lettera della Direzione Amministrativa, DA, del 7/4/2009, prot. 2264/09 di considerare "esterno" il personale astronomo dell’INAF nei concorsi cosiddetti “riservati” ai dipendenti INAF, appare discriminatorio (al punto da apparire ricattatorio) nella sostanza. Tanto più se sostenuto dalle dichiarazioni del vertice INAF che esplicitano l’intenzione di privilegiare, nel futuro, questo tipo di avanzamenti di ruolo. Di fatto, queste due cose azzererebbero le possibilità di carriera degli astronomi che non transitassero nel comparto ricerca.
    In generale, va sottolineato che lo spirito della legge non può e non deve essere solo quello di tutelare gli assegnatari di un certo contratto, ma di salvaguardare le progressioni di carriera all'interno dell'ente. Questa è una specificità degli istituti di ricerca e consegue direttamente dalla unicità della ricerca scientifica: quest’ultima richiede una tipologia del lavoro orientata allo sviluppo di progetti e attività coordinate sviluppati su anni, addirittura decenni, la cui continuazione è negli interessi dell'ente - per questo è interesse dell'ente che tutti i ricercatori abbiano una speranza concreta di carriera interna.
    Nello specifico, riteniamo che l'interpretazione della DA nella lettera citata sopra sia solo una tra le possibili interpretazioni della legge e del CCNL (vedi allegato). Conseguentemente, riteniamo che il problema non sia solo di natura tecnico/amministrativa, ma anche e soprattutto un problema di politica scientifica, che non possa perció essere demandato ai soli uffici tecnico/amministrativi, ma richieda invece una chiara presa di posizione ed una precisa assunzione di responsabilità del Presidente e del CdA.
    Se il confronto si dovesse ridurre ad una mera questione di interpretazioni e relativa giurisprudenza sarebbe una sconfitta della logica e del buon senso, e per di piu’ aprirebbe la strada a tutta una serie di ricorsi, con il risultato di bloccare eventuali concorsi per anni, attraverso qualsiasi canale.
    Inoltre, è importante evidenziare che la partecipazione degli astronomi ad eventuali concorsi riservati non limita i posti a disposizione per i colleghi che già afferiscono al CCNL. Questo perchè il numero totale dei posti di I e II livello destinati alle procedure selettive sarebbe proporzionale a tutti gli appartenenti al livello inferiore, inclusi quindi gli astronomi stessi. Limitarsi a prospettare un azzeramento delle opportunità di carriera di una parte del personale dell’INAF per far transitare il maggior numero possibile di astronomi significa a nostro avviso porre il problema dell'opzione nella maniera sbagliata. Ad esempio, andrebbe notato che se tutti gli astronomi transitassero nel contratto ricerca, l'INAF avrebbe nei prossimi anni un sostanzioso residuo di cassa. È evidente come la predisposizione di un piano chiaro e trasparente, che indichi l’intenzione di investire questi fondi per nuove assunzioni sui tre livelli e per benefici ai dipendenti pesantemente penalizzati da questa operazione, sia propedeutico a una campagna a favore delle opzioni. E' inoltre evidente a tutti come la stragrande maggioranza degli astronomi ordinari, per non dire la totalità non opteranno, e manterranno quindi il loro ruolo. Di conseguenza ci troveremo nella situazione bizzarra per cui al personale viene chiesto di aderire ad un contratto rifiutato proprio dalla dirigenza, che rimarrebbe nel ruolo degli astronomi.
    Ferma restando questa situazione, è difficile trovare argomenti plausibili a favore dell’opzione, se non appunto la forzatura dell’interpretazione del DL 138 e dell’Art. 15 del CCNL.
    Per concludere, si deve ricordare che la scelta di ricorrere unicamente ed in modo reiterato a concorsi riservati ai dipendenti interni per l’accesso ai livelli I e II comporta l’impossibilità di arruolare su questi livelli personale esterno all’Ente, personale Universitario o di altri enti di ricerca o di base all’estero. Il risultato condurrebbe ad un inaccettabile isolamento dell’Ente, come ricordato anche dal recente documento approvato dal Consiglio Scientifico dell’INAF.

  • Reclutamento
    La questione del reclutamento non può essere limitato a quello relativo ai livelli I e II, ma deve includere anche il III livello, anche numericamente il più rilevante. Il numero di senior post-doc (escludendo dottorandi e primi post-doc ed includendo post-doc italiani all’estero) è di circa 200/anno, e in aumento costante.
    In termini di programmazione e di politica della formazione questo è un risultato di assoluta eccellenza, con enormi investimenti di tempo, energie e risorse. A fronte di un capitale umano così vasto, negli ultimi otto anni INAF ha offerto opportunità di reclutamento (i.e. concorsi per III livello) a un tasso di circa 6-7 nuove posizioni/anno, ossia ~0.3 per struttura INAF.
    A queste nuove posizioni vanno aggiunte le “stabilizzazioni”, che hanno permesso di assumere ~40 ricercatori che svolgevano da lungo tempo un eccellente lavoro, soprattutto negli istituti ex-CNR. Va sottolineato, che le stabilizzazioni hanno interessato meno del 20% dei senior post-doc, cioè quelli con un contratto TD da più di tre anni all’ottobre 2007.
    Purtroppo, anche sommando le stabilizzazioni, si arriva a ~10 nuove posizioni/anno negli ultimi 8 anni, un’offerta equivalente al 5% del capitale umano, e molto minore del turn-over. Il risultato è che l’INAF, assieme alle Università, ha formato un grande numero di nuovi ricercatori estremamente validi (persone con 10-20-30, anche 40 pubblicazioni, spesso inseriti in grandi progetti internazionali, se non addirittura responsabili di progetti), ma non è riuscito a fornire loro opportunità concrete di essere assorbiti nell’Ente (una frazione di assunzioni che sia almeno il 20% del capitale umano). La conseguenza è che una grande frazione di post-doc all’estero si sta trasformando in contratti di lunga durata o permanenti, e che una frazione rilevante dei post-doc italiani ha trovato altre sistemazioni al di fuori dalla ricerca astrofisica (o delle ricerca in generale). In entrambe i casi stiamo di fatto dilapidando una risorsa importante, vanificando anni di programmazione e di sforzi. Stiamo stimolando le “fughe di cervelli”, e per di più senza tentare di attrarne dall’estero in misura comparabile. Mettere a punto una politica scientifica per risolvere questa situazione è in assoluto una delle emergenze più importanti dell’INAF, e di tutti noi.
Nella lettera sono contenute alcune "Proposte concrete di azioni a sostegno di quanto discusso".

• Rinvio della data fissata per la facoltà di opzione. Facciamo notare che la delibera del CdA 20/2009 recita ” … al personale astronomo che, “pur avendo mantenuto la qualifica di astronomo associato e di ricercatore astronomo, intenda partecipare ad un pubblico concorso indetto dall’INAF secondo le nuove classificazioni di comparto”, deve essere inteso nel senso che a detto personale, ove risulti vincitore del concorso stesso, deve essere consentito di esercitare il diritto di opzione prima della stipula del contratto di lavoro…” Questo significa che il CdA ha di fatto accettato l’idea che la facoltà di opzione possa essere esercitata dopo il 30/6/2009. È discriminatorio che questo possa valere solo per qualcuno (solo i vincitori di eventuali concorsi) e non si applichi a tutto il personale. Il rinvio permetterebbe l’apertura di una discussione sul problema generale dell’organico INAF composto da due tipologie, per cercare le migliori soluzioni, che non penalizzino nessuna delle due componenti e che al contrario vadano nel segno della valorizzazione del ruolo di ricercatore. A questa discussione è ovviamente fondamentale che partecipino delegati sia del personale contrattualizzato che degli astronomi.

• Richiesta al CdA di promulgare una delibera volta ad eliminare tutte le discriminazioni tra personale contrattualizzato e personale astronomo nei concorsi come nel resto delle attività dell’Ente.

• Predisposizione - entro la data per cui si chiede ai ricercatori astronomi di optare - di una programmazione scientifica sistematica, utilizzando i metodi istituzionali descritti nel DL138 e nel Regolamento INAF, che permetta l’avvio di un programma di reclutamento sui tre livelli basato sul merito, cospicuo e regolare per i prossimi mesi ed anni. A questo fine è importante che esso sia formalmente riportato nel Piano Triennale e che si individuino le azioni per difendere tale programma dalle lungaggini associate all’espletamento dei concorsi e dai tagli finanziari (vedi programmazione per i concorsi I, II e III livello del 2007). Si dovrebbe anche dare finalmente luogo all’aggiornamento del disciplinare concorsi, per renderlo più aderente a standard internazionali, in modo da permettere di selezionare in maniera più efficiente, trasparente e congrua con i bisogni delle strutture i nuovi ricercatori e dirigenti di ricerca.

Potete scaricare la lettera cliccando qui

1 commento:

  1. A proposito di pensioni....

    Noto che finalmente qualcuno si è accorto che la pensione che soprattutto i ricercatori piu' giovani percepiranno è assolutamente inadeguata. Questo pero' vale per qualunque dipendente statale, non solo per gli astronomi.

    Pero', per i ricercatori e soprattutto per quelli bravi, giovani e motivati, che hanno passato lunghi anni all'estero prima di entrare in ruolo, c'e' la fregatura addizionale che questi anni praticamente non contano.

    Questo è un problema europeo: anche i nostri colleghi in Francia, per esempio, hanno lo stesso problema. Allora mi chiedo: visto che la carriera del ricercatore (non solo dell'astrofisico) è ormai cosi' peculiare, con una fase iniziale di diversi postdocs, e comunque sempre piu' improntata ad una elevata mobilità, non sarebbe il caso di vedere se qualche compagnia di assicurazione di dimensioni europee fosse interessata a creare un fondo pensione ad-hoc? Io credo anche che la EC, oltre che dimostrare la propria sensibilità a chiacchiere verso quella che amano chiamare "professione ricerca", potrebbe farlo piu' concretamente mettendoci (per esempio) un po' di soldi, in un futuro "Fondo Pensioni della Ricerca"...

    Vincenzo Antonuccio-Delogu
    INAF-Catania

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